"L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto" [Leo Longanesi]

lunedì 21 gennaio 2008

Comunicazione di servizio

Finirà così. Finirà che Gino Strada dopo l’ “infamia evitabile” voterà la Casa delle Libertà, e con lui arriveranno Rifondazione, i disobbedienti e Caruso. Sarà tutto un magna-magna, e finalmente Filippo Facci troverà un compagno per i suoi dispacci anti-americani. Sarà un governo di grande coalizione dove fanti, colonnelli e preti avranno come capo un Cavaliere, e gli operai si adegueranno. Mai più si utilizzerà la linea dura, sarà la dittatura democratica e parlamentare, tra porcate, girotondi e pentimenti, con buona pace del Craxi di turno.

Sarà il matrimonio definitivo tra i poteri forti e la politica, con tanto di rito ufficiale celebrato tra quei di Via Solferino. Senza furbetti, s’intende.

Sarà l’apoteosi del politically correct e dei salotti buoni, che saranno animati dalle burle feroci di Vittorio Feltri, Paolo Mieli ed Ezio Mauro, ormai indecisi solo più sui caratteri del titolo.

Finirà che Giorgio Bocca potrà finalmente rivisitare senza timori la sua militanza alla corte del Duce, pentito come da copione, ma consolato, alla bisogna, da Gianni Alemanno, compagno di errori in gioventù.

Marco Travaglio rimarrà miseramente disoccupato, ma troverà in fretta, tra un aborto e l’altro, un posto in Rai.

Sarà invece la tragedia dei duri e puri, dei Diliberti e dei Minà che però, per diritto costituzionale, abbandoneranno bandiere, sigari e magliette per prendere posto in sala.

Avrà inizio la vera commedia all’italiana, ma il menù verrà trasfigurato seguendo il canovaccio dell’Opera dei Pupi: Carlo Magno, Bradimante e Luca di Montezemolo, già pronto per la replica del venerdì. Quella senza Cavalieri.


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