"L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto" [Leo Longanesi]

giovedì 1 maggio 2008

L'ultima dei Vischini

Lascerò stare i discorsi sull'illiberalità di questo provvedimento, sulla palese violazione della minima privacy che è garantita dallo Stato Italiano, che obbliga un'impresa a compilare 343 fogli per garantire la privacy di chiunque stia nel proprio raggio di azione, ma che permette in trenta secondi di vedere i redditi di (quasi) tutti i contribuenti. Lascerò perdere anche le accuse di favoreggiamento mafioso di Beppe Grillo, e di lì tutta l'antipolitica che ne verrà fuori. Sul fatto che adesso le domande sorgono spontanee: e perchè non anche le cartelle cliniche? in fondo la sanità è pubblica, perchè non rendere conto alla società delle nostre malattie? e le telecamere in camera da letto? Tanto, come per chi non evade, non c'è nulla da nascondere, che l'italiano faccia del sesso è pacifico, no? E, last but not least, quali telefilm guarda il nostro caro Don Vincenzo, visto che negli Stati Uniti dati come questi sono consultabili solo in posti abilitati e super protetti, e se sei beccato a divulgarli rischi fino a 11 anni di galera, 600000$ di multa e una citazione in giudizio per danni? Ecco, non mi dilungherò sulle principali critiche, che per altro condivido, che sono state mosse all'ultima follia prima della, spero definitiva, uscita di scena di VV. Voglio tentare un'analisi un po' diversa, cerando e sperando di cogliere il sostrato culturale e ideologico che ha portato a questa ultima diavoleria. Ma adesso inizio davvero. Promesso.
Mi dispiace contraddire chi innescherà, a giorni, la caccia filo-berlusconiana agli spiriti sovietici della penisola. Lo dico: Vincenzo Visco non è un comunista. E lo ripeto, VV non è un comunista. Forse lo è stato e forse si è accorto della sua miseria. E da allora ha studiato, e imparato molto bene come funziona il nostro Paese: da allora cerca in tutti i modi di sfruttare in modo indecente ciò che di peggiore esiste, amplificando appena può tutti quelli che un liberale annoterebbe come "i difetti dell'italia". Il suo sogno non è tanto quello di un'Eden mistico e meraviglioso, dove denaro, economia e consumismo non ci siano. Da questo punto di vista, prendendo a prestito un concetto di Sergio Ricossa, è un perfettista anomalo. Il suo sogno sarebbe quello di fermare il tempo agli anni '70, quando tutti erano dipendenti di grandi/enormi imprese semi statali e paralizzate, tutti col sostituto d'imposta, in modo che lo stato onnipotente con la sua burocrazia ramificata possa avere il controllo di tutto e di tutti. E questa trovata delle dichiarazioni in rete, dopo il decreto dei 2065€ di multa a chi non denuncia gli evasori (Dlgs 471/97, Art. 11), poteva essere una buon propaganda per la sua concezione di stato onnipresente, adesso aiutato anche dai concittadini a "scovare" e denunciare il millantato nemico evasore. Perchè l'italiano, secondo Don Vincenzo, oltre ad aver letto troppo Guicciardini, è afflitto da una tara genetica e deve essere "educato" a pagare le tasse, anche dai suoi concittadini. Tasse che, seguendo la sua logica, non sono neutre (o peggio invasive), ma "correttive", "pedagogiche", "bellissime". Una malattia, quella dell'italiano, congenita, che lo spinge ad essere intraprendente soprattutto nel piccolo, a cercare di innovare, di dare qualcosa di diverso alla società e a rompere inevitabilmente il suo disegno. VV è un costruttivista modernissimo, anzi post-moderno. E' un ingegnere sociale, che crede che lo Stato venga prima dei cittadini, che lo Stato, attraverso le politiche fiscali e sociali, debba indirizzare "dall'alto" lo sviluppo di un Paese. Anche col rischio (più o meno voluto) di scatenare animaleschi attriti e invidie sociali, nonchè inviti alla delazione fiscale. E con questa oscenità, ha voluto cercare consensi alla propria policy anche tra la gente, in modo da estendere il controllo sociale anche alla base ("dal basso" oltre che "dall'alto"), e generare un sistema circolare di gogna che alimentasse la solita riprovazione nei confronti di chi, pare, non dichiari tutto quel che guadagna. E, politicamente parlando, chi a sinistra ha sempre gridato al vituperato populismo berlusconiano, ora deve fare i conti con una demagogia di segno opposto, che non farà che affossare ancora di più il progetto di una sinistra moderna e riempire le urne del centro-destra. Il Partito Democratico, e WV dovrebbe capirlo bene, ha perso le elezioni di brutto, grazie a due anni in cui Vincenzo Visco e Tommaso Padoa Schioppa hanno reso più impopolare che mai l'operato del centro-sinistra, oscurando le serie liberalizzazioni promosse da Bersani. Ora la stessa coppia spiana la strada ai consensi di Silvio Berlusconi. 
Come a dire che, in fondo, Walter Veltroni a calci nel culo dovrebbe prendere sempre le stesse persone.

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