"L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto" [Leo Longanesi]

martedì 21 ottobre 2008

Iudico ergo damno

Con sincero rammarico, assisto all'infittimento della lista dei dannati ab eterno che Marco Travaglio sciorinerà prossimamente nel suo spazio di Anno Zero. Eccone un'anteprima:

- Cesare Previti
- Marcello Dell'Utri
- Clemente Mastella
- Lino Jannuzzi
- io
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mercoledì 8 ottobre 2008

Inferenze Pop

Dopo la crisi dei subprime, le borse a picco, Tremonti e la definitiva sconfitta del libero mercato, assistiamo, questa volta non senza una pruriginosa maliziosità, alla crisi del monopolio culturale "desinistra".

Dopo le frasi di Cesare, che poi furon di Cicerone, e poi nuovamente di Cesare, adesso il muro di Berlino cadde nel '85. Da Vladimirio Guadagno, Cayo Cochinos, Honduras.


sabato 17 maggio 2008

Postilla alla sezione Enigmistica di Repubblica, ovvero Assioma del Giorno

Il fatto che Marco Travaglio si definisca con l'illogica espressione "liberale conservatore" tradisce la sua estrema ignoranza in fatto di liberalismo.

Il fatto che Marco Travaglio voti Antonio Di Pietro conferma la tesi precedente sul piano dell'appartenenza ideologica, e la estende ai restanti campi, sul piano dell'ignoranza.


venerdì 16 maggio 2008

Giochino del giorno

All'insaputa degli assidui lettori e con immenso sdegno del fondatore Eugenio Scalfari, Repubblica apre le porte a tutte le casalinghe d'Italia, con una nuova frizzante sezione dedicata all'Enigmistica di stagione. Qui, in esclusiva, un'anteprima.

[TROVA l'ERRORE]
ndr. Esercizio consigliato solo a chi possiede una spiccata immaginazione: se proprio risultasse difficile trovare il senso delle singole affermazioni o la logica che le lega, si ricordi che in questo Paese c'è da sempre spazio per tutti.

"Sono un liberale conservatore, ho votato Antonio Di Pietro"
(Marco Travaglio, Roma 16 maggio 2008)

giovedì 1 maggio 2008

L'ultima dei Vischini

Lascerò stare i discorsi sull'illiberalità di questo provvedimento, sulla palese violazione della minima privacy che è garantita dallo Stato Italiano, che obbliga un'impresa a compilare 343 fogli per garantire la privacy di chiunque stia nel proprio raggio di azione, ma che permette in trenta secondi di vedere i redditi di (quasi) tutti i contribuenti. Lascerò perdere anche le accuse di favoreggiamento mafioso di Beppe Grillo, e di lì tutta l'antipolitica che ne verrà fuori. Sul fatto che adesso le domande sorgono spontanee: e perchè non anche le cartelle cliniche? in fondo la sanità è pubblica, perchè non rendere conto alla società delle nostre malattie? e le telecamere in camera da letto? Tanto, come per chi non evade, non c'è nulla da nascondere, che l'italiano faccia del sesso è pacifico, no? E, last but not least, quali telefilm guarda il nostro caro Don Vincenzo, visto che negli Stati Uniti dati come questi sono consultabili solo in posti abilitati e super protetti, e se sei beccato a divulgarli rischi fino a 11 anni di galera, 600000$ di multa e una citazione in giudizio per danni? Ecco, non mi dilungherò sulle principali critiche, che per altro condivido, che sono state mosse all'ultima follia prima della, spero definitiva, uscita di scena di VV. Voglio tentare un'analisi un po' diversa, cerando e sperando di cogliere il sostrato culturale e ideologico che ha portato a questa ultima diavoleria. Ma adesso inizio davvero. Promesso.
Mi dispiace contraddire chi innescherà, a giorni, la caccia filo-berlusconiana agli spiriti sovietici della penisola. Lo dico: Vincenzo Visco non è un comunista. E lo ripeto, VV non è un comunista. Forse lo è stato e forse si è accorto della sua miseria. E da allora ha studiato, e imparato molto bene come funziona il nostro Paese: da allora cerca in tutti i modi di sfruttare in modo indecente ciò che di peggiore esiste, amplificando appena può tutti quelli che un liberale annoterebbe come "i difetti dell'italia". Il suo sogno non è tanto quello di un'Eden mistico e meraviglioso, dove denaro, economia e consumismo non ci siano. Da questo punto di vista, prendendo a prestito un concetto di Sergio Ricossa, è un perfettista anomalo. Il suo sogno sarebbe quello di fermare il tempo agli anni '70, quando tutti erano dipendenti di grandi/enormi imprese semi statali e paralizzate, tutti col sostituto d'imposta, in modo che lo stato onnipotente con la sua burocrazia ramificata possa avere il controllo di tutto e di tutti. E questa trovata delle dichiarazioni in rete, dopo il decreto dei 2065€ di multa a chi non denuncia gli evasori (Dlgs 471/97, Art. 11), poteva essere una buon propaganda per la sua concezione di stato onnipresente, adesso aiutato anche dai concittadini a "scovare" e denunciare il millantato nemico evasore. Perchè l'italiano, secondo Don Vincenzo, oltre ad aver letto troppo Guicciardini, è afflitto da una tara genetica e deve essere "educato" a pagare le tasse, anche dai suoi concittadini. Tasse che, seguendo la sua logica, non sono neutre (o peggio invasive), ma "correttive", "pedagogiche", "bellissime". Una malattia, quella dell'italiano, congenita, che lo spinge ad essere intraprendente soprattutto nel piccolo, a cercare di innovare, di dare qualcosa di diverso alla società e a rompere inevitabilmente il suo disegno. VV è un costruttivista modernissimo, anzi post-moderno. E' un ingegnere sociale, che crede che lo Stato venga prima dei cittadini, che lo Stato, attraverso le politiche fiscali e sociali, debba indirizzare "dall'alto" lo sviluppo di un Paese. Anche col rischio (più o meno voluto) di scatenare animaleschi attriti e invidie sociali, nonchè inviti alla delazione fiscale. E con questa oscenità, ha voluto cercare consensi alla propria policy anche tra la gente, in modo da estendere il controllo sociale anche alla base ("dal basso" oltre che "dall'alto"), e generare un sistema circolare di gogna che alimentasse la solita riprovazione nei confronti di chi, pare, non dichiari tutto quel che guadagna. E, politicamente parlando, chi a sinistra ha sempre gridato al vituperato populismo berlusconiano, ora deve fare i conti con una demagogia di segno opposto, che non farà che affossare ancora di più il progetto di una sinistra moderna e riempire le urne del centro-destra. Il Partito Democratico, e WV dovrebbe capirlo bene, ha perso le elezioni di brutto, grazie a due anni in cui Vincenzo Visco e Tommaso Padoa Schioppa hanno reso più impopolare che mai l'operato del centro-sinistra, oscurando le serie liberalizzazioni promosse da Bersani. Ora la stessa coppia spiana la strada ai consensi di Silvio Berlusconi. 
Come a dire che, in fondo, Walter Veltroni a calci nel culo dovrebbe prendere sempre le stesse persone.

giovedì 3 aprile 2008

Andrea's Version

"Dedicato a quelli che, Dio mio, il governatore dello stato di New York andava a puttane. E ci andava in privato. A quelli che un inglese, mio Dio, perfino un inglese andava a puttane. In privato, anche lui. E cinque al colpo, ne imbarcava. E tutte bonissime. E si faceva spidocchiare, e frustare di brutto sul culo finché, sempre privatamente, “accidenti se mi piace, signorine, accidenti come mi piace”, rantolava. Che grande scandalo. Dedicato a quelli che, Dio mio, un ministro degli Esteri finlandese di nome Kanerva, dicasi Nerva, ebbe la faccia tosta di accompagnarsi alla signorina Tukiainen, e dicasi Tuki, la quale la mignotta faceva. Privatamente. E poi, mai contento, le spedì centinaia di messaggi. Tutti quanti privati. Per dirle: “Mannaggia quanto mi è piaciuto, cara la mia Tuki, mannaggia quanto mi è piaciuto”. Ecco. E nessuna signorina, in privato, si lamentò dell’accaduto. E noi qui, in cinquanta milioni di italiani, a sodomizzare pubblicamente i Mastella." 

martedì 1 aprile 2008

Memento gaudere semper

Quelli che la-sinistra-non-esiste-più. Quelli che i-soldi-non-sono-tutto, e poi non-consiglio-certo-annunci-matrimoniali. Quelli che Anna Falchi va bene, la Vento pure, ma Ayda Yespica no, per carità. Quelli che la lista "possibili mariti" è esclusivamente a discrezione delle signorine, specie se precarie. E quelli che, sì, un fondo di verità c'è, ma si tratta sempre di oltraggi inammissibili. E che si dovrebbe vergognare profondamente, a prendersela con chi non può difendersi. E ricordarsi che i primi-saranno-gli ultimi, che la dannazione cadrà su di loro, sia essa l'inferno dantesco oppure l'imposta di successione, a seconda che il Dio in questione sia bianco o rosso. Quelli che sì, Mondadori pubblica tutti, non cambia una virgola dei libri scomodi, ma Silvio Berlusconi in fondo in fondo rimane sempre un padrone, che sfotte-i-dipendenti. E che li sfrutta, nelle piantagioni messicane di Milano Due, dove la tecnologia aliena gli uomini e li rende mezzi di fini vili e mendaci.

In tutto questo catto-sovietismo d'antan, ben folle è quegli che a rischio de la vita onor si merca. In sintesi, onor trionfante a Fausto Bertinotti che liquida la questione dicendo che mai si immischierebbe in una decisione amorosa del proprio figlio.

Quando si dice la sinistra è gioco.